FACCIAMO MEMORIA DI UOMINI ILLUSTRI

SIRACIDE, 44

Anche noi abbiamo eroi,

non certo del mare, ma eroi della foresta.

Uomini valorosi che hanno affrontato bombardamenti;

che hanno sopportato fame e sete,

caldo e freddo, sole e pioggia,

animali feroci e fastidiosi insetti;

non in cerca d'oro o d'argento,

di nuove terre o imperi,

ma del sacrosanto e inalienabile dono della libertà.

Sia onore ad essi!

 

Così parlava dei missionari Alexandre Maria dos Santos, Arcivescovo di Maputo e Cardinale mozambicano, che fin da piccolo, nei lontani anni 30 del secolo scorso, aveva conosciuto l'abnegazione dei missionari, uomini e donne, che avevano dedicato la loro vita alla crescita l'uomo attraverso l'annuncio di Cristo, morto e risorto!

 

P. Giocondo Pagliara, P. Pompilio Ancora e P. Terenzio Romano fanno parte di questi eroi che hanno testimoniato con la loro vita, con la loro parola e le loro azioni il rispetto della dignità e della grandezza dell'uomo, della sua cultura, della sua lingua e della sua religione.Ognuno di loro a suo modo, nel tempo e nelle circostanze in cui ha operato, ha gridato forte: l'uomo vivente è la gloria di Dio!… l'uomo con la sua storia, la sua lingua e la sua cultura è la strada della Chiesa!

 

Sulla “strada” dell'uomo mozambicano si è incamminato P. Pompilio Ancora , pioniere dell'annuncio di Cristo nella regione di Morrumbala, quando scelse di situare la futura missione, in continuità con la religione tradizionale per rinnovarla e fecondarla dall'interno con la luce di Cristo, presso il “Muti wa ntsembe” (albero del sacrificio) e di costruire la prima casa dei frati come se fosse la “Nyumba” (casa) di una famiglia mozambicana.

 

La “strada” dell'uomo mozambicano ha percorso P. Terenzio Romano quando nel 1966 costruì il primo Seminario Cappuccino in terra mozambicana e quando, per amore della giovane chiesa mozambicana, dopo un periodo di soggiorno in Italia, decise di ritornare in missione, sebbene ammalato… ma un infarto letale, alla vigilia della sua partenza, infranse il suo desiderio.

 

La “strada” della cultura mozambicana ha vissuto P. Giocondo Pagliara quando, fin dai primi anni della sua presenza in Mozambico, si dedicò allo studio della lingua locale, la lingua Etxwabo, tentando, per primo, di elaborare una grammatica e un dizionario.

Per lui il “richiamo” dell'Africa fu incontenibile tanto che, dopo molti anni di permanenza in Italia, decise di ritornare in Mozambico.

I fatti del Lunedì dell'Angelo del 27 marzo 1989 lo resero testimone del dono della vita di Fra Camillo Campanella, Fra Oreste Saltori e Fra Francesco Bortolotti ed egli li raccontò, insieme all'odissea del suo rapimento, nel volume “ Bazooka e Sangue a Inhassunge”.

Il suo amore per Cristo, per l'uomo e la società mozambicana lo portarono a impegnare la sua intelligenza e creatività verso nuove forme di attività e di trasmissione dei valori umani, civili, sociali e religiosi. In tempi di censura e di poca libertà di pensiero e di stampa egli inaugurò una rubrica religiosa in una televisione privata e curò, in chiave polemica e apologetica, varie rubriche sui giornali mozambicani in difesa della libertà di pensiero, della vita, del matrimonio, dei valori della cultura tradizionale mozambicana e di una politica a misura d'uomo in una società in evoluzione.

 

E' bello che una piccola città come Campi Salentina (Le) faccia memoria per ripercorrere e rivisitare la vita di questi suoi figli che hanno portato nel mondo la fede dei loro padri inserendola nelle pieghe più profonde di “culture altre”, innestando in esse nuovi stimoli, nuove spinte, nuove ricchezze… e traendo da esse spunti di nuove aperture e dimensioni della propria fede e della propria esperienza di vita!

 

Makolokoto , Kanimambo, Terenzio, Pompilio e Giocondo,

dal popolo e Chiesa del Mozambico!

Obrigado , dai vostri amici portoghesi!

Grazie , ambasciatori di bontà, dalla gente del vostro paese!

Grazie, dalla vostra famiglia Cappuccina di Puglia che vi sente

frati e cittadini del mondo!

 

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Fra Francesco Monticchio