OFS PUGLIA:

FORMAZIONE E PREGHIERA IN PREPARAZIONE DEL NATALE

(Ritiri d'Avvento: Giovinazzo, 27/11. Campi Salentina, 4/12. Foggia, 11/12)

Secondo le indicazioni della Coordinatrice Regionale, Carmen Partipilo, tutti i Consigli delle 60 fraternità locali dell'OFS di Puglia, hanno celebrato il loro ritiro d'Avvento nell'ambito territoriale delle tre zone geografiche della Puglia. La partecipazione è stata attiva e numerosa.

E' stato bello che fraternità delle antiche obbedienze abbiano cominciato a mettersi insieme per condividere le proprie ricchezze ed esperienze, a cercare insieme come essere francescani secolari oggi in Puglia, a pregare insieme perché il Signore apra nuove strade di testimonianza e di accoglienza reciproca.

E' stato come tra fratelli e sorelle, come in una famiglia che da tanto tempo non si sedevano intorno al tavolo della condivisione. Nessuno si è sentito estraneo davanti al fratello e alla sorella che per motivi umanamente storici da tanto tempo non si vedevano. Tutti si sono sentiti uniti nel carisma che il Signore ha affidato al Serafico Padre S. Francesco e alla sorella S. Chiara.

Buon cammino di unità!

Per i fratelli e le sorelle assenti pubblichiamo le impressioni e gli stimoli raccolti da qualcuno presente ai vari incontri con qualche nota di cronaca e qualche foto nel segno della comunione e formazione.

 

Zona centro ( di Michele Sancilio, Ministro della fraternità di Molfetta)

“Dai a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più, la gioia di prendere il largo, il fremito di speranze nuove, l'ebbrezza di camminare insieme”…(Don Tonino Bello) Con questa invocazione del vescovo della pace, riportate sulla lettera inviata a tutti i Ministri, Consigli e Assistenti locali della Regione Ofs Puglia, la Coordinatrice regionale Carmen Partilo, ci ha convocati per il 27 novembre a ritrovarci a Giovinazzo presso il convento dei Frati Cappuccini, per vivere in fraternità, preghiera e formazione il ritiro d'Avvento.

Eravamo circa 160 fratelli e sorelle provenienti da tutte le fraternità Ofs della zona centro della nostra regione. La fraternità locale ci ha accolti in letizia francescana. Subito dopo abbiamo celebrato l'Eucaristia presieduta dal Ministro Provinciale, P. Diego Pedone.

Fra Francesco Monticchio ha salutato i presenti in particolar modo il P. Diego, ringraziandolo per la sua attenzione che rivolge al Terz'Ordine francescano di Puglia.

In seguito ci siamo riuniti nel Salone teatro S. Francesco dove Carmen Partipilo salutando i presenti ha formulato l'augurio di vivere l'Avvento come momento di grazia.

L'incontro è continuato con l'intervento di Maurizio Fedelini che ha relazionato sul tema : “Il ruolo del Consiglio alla luce della Regola e delle Costituzioni. Vivere e far vivere la vocazione francescana secolare”.

Attraverso il suo interessante contenuto ci ha stimolati a vivere gli incontri di fraternità come momenti per stare insieme e per scoprire, con l'esperienza personale, la verità che emerge nei dialoghi.

Ci ha anche esortati ad innamorarci sempre più della vita francescana. I Consigli locali dell'Ordine Francescano secolare -ha detto- siano i motori della fraternità. La fraternità medesima, a sua volta, sia propositiva verso la comunità ecclesiale in cui opera.

E' importante, ha continuato, che i membri dei consigli locali si chiedano testualmente: “dove stiamo andando e dove conduciamo la fraternità? Il nostro ruolo ci impone una responsabilità che nello specifico è anche dono di Dio. Come si vive questa responsabilità? Operando come servi, portando ognuno il peso dell'altro facendo ricorso all'ala di riserva, come amava ripetere Don Tonino Bello.

Maurizio ha concluso la sua analisi suggerendo che l'animatore deve essere motivato, non deve abbattersi davanti ai sacrifici necessari in vista del grande progetto della costruzione di una fraternità viva, deve avere una personalità di fede e nel contempo ricco di creatività.

A margine di quanto ci ha proposto Maurizio, numerosi sono stati gl'interventi che hanno dato vita ad un dialogo animato e progettuale.

Il pranzo a sacco ha interrotto i lavori, dando vita ad un momento di fraternità e di condivisione di beni e di esperienze.

Poi abbiamo vissuto un momento conclusivo di preghiera e di invocazione all'Emmanuele, il Dio con noi, che viene a stabilirsi fra noi, fratello tra fratelli.

Dopo gli auguri per un Santo Natale e felice anno nuovo, ognuno è ritornato alla sua fraternità ricco di nuove proposte per l'animazione dei fratelli e sorelle della propria fraternità.

 

Zona Sud (di Rosanna Savoia, Fraternità di Brindisi)

Il 4 dicembre si è svolto a Campi Salentina, presso il Convento dei Frati Cappuccini, l'incontro di Avvento delle Fraternità OFS della zona sud della Puglia. Erano presenti 14 fraternità, una delegazione dell'Ofs di Soleto (OFM), l'assistente regionale fra Francesco Monticchio, la ministra Carmen Partipilo, la segretaria Carmela Gadaleta.

La giornata, iniziata con la preghiera delle Lodi, è proseguita con l'intervento di Gian Piero Suzzi Valli, accompagnato dalla moglie Valentina, consigliere nazionale OFS e delegato GiFra, sul tema <<Il ruolo del Consiglio alla luce della Regola e delle Costituzioni: vivere e far vivere la vocazione secolare francescana>>. Egli, suggerendo a tutti la lettura del libro di Jean Vanier, “ La comunità: luogo del perdono e della festa ”, su cui ha basato le sue riflessioni, ha subito focalizzato l'attenzione sulla “disponibilità” che i ministri e i consiglieri devono avere nei confronti dei fratelli, aiutandoli a sviluppare la propria vocazione francescana (Cost. 31,2). Un servizio da svolgere con “autorità”, intendendo con questo termine non il “potere”, ma l'aiuto da dare loro per farli crescere, per trovare i doni che ognuno ha dentro di sé, come fa un buon padre di famiglia. Un padre che non guida e che vuol vedere realizzati nei figli solo i propri sogni, senza rispettare l'individualità di ciascuno, causa gli stessi problemi che si vivono nelle fraternità. L'”autorità”, quindi, è voce da dare al povero, all'ingiustizia, ai piccoli. Solo così il ministro riuscirà a “farsi servo” (don Tonino Bello ci ricorda, appunto, che: <<”Ministro” viene da minus stare e significa “stare un gradino più sotto”>>), a sostenere le persone, a conoscerle nel profondo. Come il “buon pastore”, che <<conosce le sue pecore ad una ad una (…) e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce …>> (Gv 10).

Ma se è vero che il ruolo del Consiglio è quello di aiutare il fratello a scoprire la propria “chiamata”, perché Dio chiama per un progetto ben preciso, è altrettanto vero che, comunque, in questo percorso di discernimento, sostenuti dalla Regola, tutti siamo corresponsabili, tutti diventiamo consiglieri: il Consiglio non può essere il factotum, lasciando gli altri “imbalsamati”!

Gian Piero, ricordando anche la sua esperienza personale, ha quindi rivolto una parola di incoraggiamento ai consiglieri, esortandoli a vivere con serenità il ruolo affidato loro da Dio, a confidare nel Suo aiuto specialmente nei momenti in cui ci si sente soli nel prendere una decisione importante: anche Francesco, in carcere, anche Gesù, nel Getsemani, hanno sperimentato l'amarezza di quella solitudine! Accettare quindi la solitudine e trovare in quei momenti la presenza e la guida dello Spirito Santo è necessario nell'espletamento del loro compito di custodi dell'unità, senza aver paura dei conflitti, accettando le diversità caratteriali di ognuno (Cost. 33,1), preoccupandosi prima di tutto delle “minoranze”, di quelli che non hanno voce, mettendosi in ascolto di questi, facendosene interpreti davanti alla fraternità, difendendoli.

Il relatore ha, infine, concluso il suo intervento con una frase di Jean Vanier : <<La vita comunitaria è una meravigliosa avventura…>>, e con un'esortazione per tutti:

<<Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male>> (1 Ts 5, 12-22)

Nell'omelia di p. Francesco una preghiera: che i francescani siano la goccia d'olio “della speranza” per la macchina arrugginita del mondo di oggi segnato da tanti mali morali, materiali, sociali e personali; che i ministri sappiano, con umiltà e quasi con l'indice puntato come Giovanni Battista, indirizzare i fratelli ad un incontro autentico con Gesù Cristo. La giornata si è conclusa con la preghiera comunitaria.

 

Zona Nord (di Francesco d'Errico, della fraternità di Faenza)

“Il ruolo del Consiglio alla luce della Regola e delle Costituzioni: vivere e far vivere la vocazione francescana secolare”.

Per dire qualcosa di concreto sul tema dobbiamo sintetizzare tutto l'argomento. Per farlo dobbiamo cercare il cuore individuandolo nella fraternità in una triplice dimensione:

•  Il cuore del cristianesimo è la Fraternità

•  Il cuore della Fraternità è il consiglio

•  Il cuore del consiglio è il ministro

Senza Fraternità non esiste cristianesimo; senza Consiglio non esiste Fraternità; senza Ministro non esiste Consiglio.

Il cuore del cristianesimo è la Fraternità.

Con il peccato d'origine l'uomo ha tagliato in modo irreparabile il suo rapporto con Dio suo Creatore. Solo Dio può ripristinarlo, poiché attraverso la sua Fedeltà, Lui non lo ha mai interrotto. Fa incarnare suo Figlio, egli stesso Dio, assumendo la natura umana e nascendo da donna. Così facendo provoca un sostanziale cambiamento nell'esistenza dell'uomo che da creatura diventa figlio. «Carissimi, se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi».

Questa perfezione teologica è la Fraternità ed è anche il fine ultimo di tutta la vita cristiana, poiché nel Regno di Dio, in Gesù Cristo, saremo tutti Fratelli.

Il cuore della Fraternità è il Consiglio.

In sintesi, abbiamo visto che la Fraternità cristiana è Cristo stesso, lo abbiamo dedotto dallo stesso comportamento di Cristo. Possiamo dire che la vita cristiana non è un fatto individuale, anche se lo comprende, ma è l'incontro di un insieme di persone che camminano verso una Fraternità che avrà la sua perfezione in “cielo”. Quindi se alla Fraternità aggiungiamo l'aggettivo “francescano” abbiamo un mezzo, e come tale va gestito, il quale ci conduce al fine ultimo. Lo svuotamento di Cristo e il suo servizio all'uomo, si compendiano e diventano il fondamento del servizio della Fraternità che noi chiamiamo Consiglio.

Per capirlo meglio ed in modo evangelico usiamo il cap. 25 del Vangelo di Matteo, specialmente nella parte indicata come “Giudizio finale”. Gesù giudice mentre separerà gli uni dagli altri, dirà a quelli posti alla sua destra: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo». Dopo questo annuncio dà la motivazione: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare ecc». queste opere di misericordia sono il collante della vita fraterna, senza queste, la fraternità francescana scade in idealizzazione.

Il compito quindi del Consiglio di Fraternità è quello di ricercare i poveri affinché la fraternità li sfami, li disseti, li ospiti, li vesta, li visiti, ridandogli così dignità fraterna. Se la fraternità non fa questo, lo stare assieme avrà un altro significato, ma questo non sarà evangelico.

Il cuore del Consiglio è il Ministro.

Abbiamo considerato che la vita cristiana non è un fatto individuale ma ha come fine la Fraternità a questo fine abbiamo aggiunto l'aggettivo francescano. Questa realtà aggregativa ecclesiale, è nata da Francesco d'Assisi, il quale ha saputo tradurre il vangelo in vita vissuta, «Passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo (Reg. II, 4)», ciò qualifica tutta la spiritualità della famiglia francescana. Vediamo quindi come Francesco intende questo servizio, poiché dire francescano vuol dire servizio.

Nella “Lettera ai Fedeli” (seconda recensione FF 179), Francesco inizia con una professione di servizio che esprime la convinzione profonda di aver avuto una vocazione-missione al servizio, e termina con l'atteggiamento di Gesù che lava i piedi ai discepoli. Dello stesso spirito voleva fossero animati i suoi figli, specialmente quelli che erano costituiti in autorità che lui concepiva come valore comunitario prima e più che una prerogativa di persona (FF 96). Per Francesco l'autorità è “nella” e “per” la comunità.

È esercitato dal “Ministro” (servo) che, proprio perché membro della comunità la “serve” partecipandone le prerogative e le mete, e condividendone con tutti i suoi membri speranze, responsabilità e ansie. Il “Ministro” è prima “con” i fratelli, tra i quali vive come uno di loro; poi è “per” essi e se ne prende cura.

Ciò che deve caratterizzare il comportamento del “Ministro” e di tutto il suo consiglio, è il Servizio sia all'interno della Fraternità, sia all'esterno.

Questi fratelli debbono avere la consapevolezza che il loro servizio è temporaneo e (come direbbe Francesco) da servi inutili.

Debbono avere una disponibilità al servizio per animare e guidare con il consiglio l'intera fraternità.

Alla disponibilità, che stimola ad essere competenti nel proprio “servizio” deve essere intimamente congiunta la responsabilità. Servire i fratelli è cosa molto seria, perché (come abbiamo visto) è servire Cristo.

 

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