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04/02/2014 15:36:19 Voto:
Il Papa: anche Dio piange, ha il cuore di un padre che non rinnega mai i suoi figli Anche Dio piange: il suo pianto è come quello di un padre che ama i figli e non li rinnega mai anche se sono ribelli, ma sempre li aspetta. E' quanto ha affermato Papa Francesco durante la Messa presieduta stamani a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti: Le letture del giorno presentano la figura di due padri: il re Davide, che piange la morte del figlio ribelle Assalonne, e Giàiro, capo della Sinagoga, che prega Gesù di guarire la figlia. Il Papa spiega il pianto di Davide alla notizia dell’uccisione del figlio, nonostante questi combattesse contro di lui per conquistare il regno. L’esercito di Davide ha vinto, ma a lui non interessava la vittoria, “aspettava il figlio! Gli interessava soltanto il figlio! Era re, era capo del Paese, ma era padre! E così quando è arrivata la notizia della fine di suo figlio, fu scosso da un tremito: salì al piano di sopra … e pianse”: “Diceva andandosene: ‘Figlio mio, Assalonne. Figlio mio! Figlio mio, Assalonne! Fossi morto io invece di te! Assalonne, Figlio mio! Figlio mio!’. Questo è il cuore di un padre, che non rinnega mai suo figlio. ‘E’ un brigante. E’ un nemico. Ma è mio figlio!’. E non rinnega la paternità: pianse… Due volte Davide pianse per un figlio: questa e l’altra quando stava per morire il figlio dell’adulterio. Anche quella volta ha fatto digiuno, penitenza per salvare la vita del figlio. Era padre!”. L’altro padre è il capo della Sinagoga, “una persona importante – afferma il Papa - ma davanti alla malattia della figlia non ha vergogna di gettarsi ai piedi di Gesù: ‘La mia figlioletta sta morendo, vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva!’. Non ha vergogna”, non pensa a quello che potranno dire gli altri, perché è padre. Davide e Giàiro sono due padri: “Per loro ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: ‘Credo in Dio Padre…’. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi! ‘Ma, Padre, Dio non piange!’. Ma come no! Ricordiamo Gesù, quando ha pianto guardando Gerusalemme. ‘Gerusalemme, Gerusalemme! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali’. Dio piange! Gesù ha pianto per noi! E quel pianto di Gesù è proprio la figura del pianto del Padre, che ci vuole tutti con sé”. “Nei momenti difficili” - sottolinea Papa Francesco – “il Padre risponde. Ricordiamo Isacco, quando va con Abramo a fare il sacrificio: Isacco non era sciocco, se ne era accorto che portavano il legno, il fuoco, ma non la pecorella per il sacrificio. Aveva angoscia nel cuore! E cosa dice? ‘Padre!’. E subito: ‘Eccomi figlio!’. Il Padre rispose”. Così, Gesù, nell’Orto degli Ulivi, dice “con quell’angoscia nel cuore: ‘Padre, se è possibile, allontana da me questo calice!’. E gli angeli sono venuti a dargli forza. Così è il nostro Dio: è Padre! E’ un Padre così!”. Un Padre come quello che aspetta il figlio prodigo che è andato via “con tutti i soldi, con tutta l’eredità. Ma il padre lo aspettava” tutti i giorni e “lo ha visto da lontano”. “Quello è il nostro Dio!" - ha osservato il Papa - e "la nostra paternità" - quella dei padri di famiglia come la paternità spirituale di vescovi e sacerdoti - "deve essere come questa. Il Padre ha come un’unzione che viene dal figlio: non può capire se stesso senza il figlio! E per questo ha bisogno del figlio: lo aspetta, lo ama, lo cerca, lo perdona, lo vuole vicino a sé, tanto vicino come la gallina vuole i suoi pulcini”: “Andiamo oggi a casa con queste due icone: Davide che piange e l’altro, capo della Sinagoga, che si getta davanti a Gesù, senza paura di diventare una vergogna e far ridere gli altri. In gioco erano i loro figli: il figlio e la figlia. E con queste due icone diciamo: ‘Credo in Dio Padre…’. E chiediamo allo Spirito Santo - perché soltanto è Lui, lo Spirito Santo – che ci insegni a dire ‘Abbà, Padre!’. E’ una grazia! Poter dire a Dio ‘Padre!’ col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a Lui!”.
papa francesco  IP:2.237.72.192 http://

03/02/2014 17:32:44 Voto:
La nascita del Francescanesimo si inserisce in un momento storico della Xsa parecchio compromettente nei riguardi dei suoi fedeli e del popolo tutto, e irriverente nei riguardi del Suo Fondatore: Gesù Xsto.
Guardando in avanti, guardando con gli occhi di oggi, guardando dall'occhio magico anche della tecnologia comuni***iva, il francescano deve avere il coraggio di dire:
"Ascoltare la voce del Vangelo nel modo che ha intuito Papa Francesco, per Grazia dello Spirito Santo che muove all'interno della sua mente e del suo cuore il filo rosso dell'intera nostra vita Xstiana, significa stare attenti a non ricadere negli errori del passato, significa gustare l'Amore di Dio attraverso il Verbo Incarnato per poi saperlo indirizzare in concordia con la libertà umana e la Volontà del Creatore. Significa leccarsi le labbra al nome di Gesù, come faceva S. Francesco che aveva capito quanto questo cibo possa nutrire e appagare non solo il cuore ma tutta l'esistenza dell'uomo.
Porre fine ad uno scandalo dietro l'altro e saper rinunciare ad una comodità o abbandonare l'ipocrisia può essere segno coraggioso ma soprattutto riconoscenza a Xsto, alla sua morte e risurrezione, ed al suo mediatore umano Francesco d'Assisi...l'Alter Xsto.
E'un filo rosso quello che conduce l'Umanità tutta intera al compimento del Progetto di Dio. Successori di Pietro e Tradizione di credenti che ancora camminano...che ancora sono chiamati a ripulire le offuscanti scorie poste dagli uomini".

Io ci credo ancora!


Xsa e Francescanesimo  IP:79.18.73.111 http://

03/02/2014 11:50:37 Voto:
Buona settimana a tutti. I'amore del signore ci dia pace e riscaldi nostri cuori. Nulla ci separi da Lui
Grata  IP:2.237.27.34 http://

29/01/2014 10:15:36 Voto:
Ho appena letto "Preistoria di una vocazione e di una missione" di p Marcello Bavaro...Un articolo emozionante! Mi sento orgoglioso di appartenere a una famiglia così grande, ad una provincia che ha generato figli speciali. Ma grazie anche a te, Francesco e a tutti i missionari, per aver scritto capitoli bellissimi nella storia della nostra provincia.
Un saluto dalla giovane missione albanese,
f Antonio Imperato

 antonio imperato  IP:79.106.109.234 http://

29/01/2014 07:41:02 Voto:

Il primo francescanesimo ha conosciuto quella che è stata definita un’alternanza tra eremo e città, tra la vita solitaria e la vita nel “mondo”. Senza alcuna frattura, dunque. Almeno agli inizi.
Possiamo parlare infatti di alternanza e non di alternativa. L’una non è preferibile all’altra ed entrambe vivono nella transitorietà e fraternità di ogni giorno.
Una grande intuizione di Francesco che volle scrivere una regola appositamente per coloro che scelgono di vivere negli eremi. “Coloro che vogliono vivere religiosamente nei romitori, siano tre frati o al più quattro. Due di essi facciano da madre e abbiano due figli o almeno uno. I due che fanno da madri, seguano la vita di Marta; gli altri due quella di Maria”.
Anche Francesco evoca le due figure evangeliche di Marta e Maria, ma nelle parole di Francesco Marta è madre e Maria è figlia. Non sorprende questa immagine alla quale Francesco ricorre spesso nei suoi scritti e che lui stesso vive, nella sollecitudine attenta ed amorosa, con i suoi frati. Non casualmente infatti, il breve testo della regola per i romitori si conclude con un invito ad una osservanza attenta e sollecita come solo una madre potrebbe rivolgere ai suoi figli: “I figli potranno recarsi dalle loro madri e, quando piacerà, potranno chiedere ad esse l’elemosina per amore di Dio, così come dei poverelli”.
Francesco si sofferma poco sul ruolo delle madri, limitandosi a chiedere che custodiscano i loro figli. È molto più attento invece nel definire il ruolo dei figli. Potrà sembrare un dettaglio trascurabile, ma non lo è. Forse lo abbiamo sperimentato anche noi. Molto spesso è più facile essere “madri” che “figli”, essere Marta più che Maria. L’essere figlio comporta il riconoscimento della propria dipendenza, della propria insufficienza. Vivere da figlio è vivere povero, è vivere questa povertà.
Persino all’interno dell’eremo si vive questa alternanza tra Marta e Maria. “I figli poi assumano talora l’ufficio delle madri, come volta per volta parrà loro opportuno disporre per alternarsi.”
Francesco seppe vivere pienamente questa sintesi tra preghiera ed azione e dalla preghiera, dal silenzio e dalla solitudine ritornare nuovamente agli uomini, nell’unità del servizio e della lode.

Milvia Bollati
Storica
carmela  IP:93.43.141.158 http://

28/01/2014 09:35:44 Voto:
Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita.»

Papa Francesco!
carmela  IP:93.43.116.181 http://

27/01/2014 17:48:27 Voto:
Chiedo preghiere per la mia situazione lavorativa ed economica.
Grazie!
 Marina  IP:151.67.180.7 http://

26/01/2014 09:55:37 Voto:
Se la Madonna tornasse oggi
al banchetto della nostra vita,
invece di “Non hanno più vino”
come disse alle nozze di Cana,
direbbe “Figlio, non hanno più sale”.

Perché la vita non ha più sapore.
Manca la sapienza, il dulce sàpere.
Anche a noi.

Viene la malinconia nell’osservare le cose
di quando eravamo giovani,
cose che ci hanno deliziato l’anima,
ci hanno entusiasmato,
ci hanno fatto vibrare,
e adesso non ci dicono più nulla.

Non ci dice più niente neppure il male.
Non perché è cresciuto
il numero degli anni sulle nostre spalle,
ma perché - forse - siamo sazi di tutto.

(don Tonino Bello)
carmela  IP:93.43.161.141 http://

25/01/2014 23:52:54 Voto:
Vorrei sentire la tua presenza sempre. In ogni scelta, in ogni incontro, in ogni vicenda della mia vita e della vita di tutti:sempre tu, mio signore
Grata  IP:2.237.27.34 http://

23/01/2014 07:36:21 Voto:
"Il nostro non è un Dio delle abitudini, ma un Dio delle sorprese."

Papa Francesco!
carmela  IP:93.43.117.88 http://

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