Maputo 2004, P. Prosperino, al tavolo di lavoro, in una delle sue ultime foto

<<Là nel suo paese
i giovani dovrebbero sapere di Prosperino…>>

 

Matera-Montescaglioso, 20 febbraio 2010

Matera, mediateca provinciale

Dopo Bari e Matera i due giorni dedicati a p. Prosperino, si sono conclusi nella sua Montescaglioso.
Dopo la celebrazione della messa in suo suffragio nella chiesa del convento dei cappuccini, la manifestazione è proseguita nella sala capitolare dell’abbazia benedettina.

La dr.ssa Beatrice Volpe della RAI Regione Basilicata

L’incontro, sapientemente condotto dalla dr.ssa Beatrice Volpe della RAI Regione Basilicata, è iniziato con i saluti del sindaco di Montescaglioso, dr. Mario Venezia, che ha prospettato l’idea di intitolare una piazza alla figura di questo concittadino che ha onorato Montescaglioso e di ripetere annualmente un incontro a lui dedicato; dell’arcivescovo di Matera e Irsina, mons. Salvatore Ligorio, che ha sottolineato il debito di Montescaglioso verso un figlio che ha dato vita alla cultura dell’amore e si è augurato che non cada nel dimenticatoio la sua fede che ha saputo portare in Africa; e della dr.ssa Bruna Ingrao, presidente nazionale dell’Associazione Amici di P. Prosperino, Roma, nata da un’idea di E. Luzzati dopo la morte di Pro, che si è detta molto contenta di presentare il libro a Montescaglioso perché, anche se c’è ancora molto da studiare, è come restituire ai montesi un pezzo della loro memoria storica e si è augurata che il libro possa diventare il punto di contatto tra Monte e il Mozambico.

Il prof Cristoforo Magistro

Cristoforo Magistro, autore del contributo L’altra Africa dedicato alla prima fase della vita di Pro, quella a Montescaglioso, ha affermato che la lucanità ha certo pesato molto su di lui che si commuoveva quando si parlava del suo paese e quando riceveva aiuti dalla sua regione; probabilmente egli ha sofferto la stessa dipendenza psicologica degli emigranti che non si sentono realizzati finché non arriva il riconoscimento da parte della propria comunità. E come un emigrante Pro diceva: <<Si lascia l’Italia con dolore. …>>. E se forse è una forzatura voler cercare un rapporto tra la sua formazione e la sua opera in Africa, a Prosperino, che si interrogava sui motivi per cui la sua terra non era riuscita a uscire dall’arretratezza, la Lucania ha certamente insegnato ciò che non doveva fare.

Fra Francesco Monticchio pone l’accento sul carattere multiculturale, multireligioso del libro

Fra Francesco Monticchio ha posto l’accento sul carattere multiculturale, multireligioso  presente nel libro in cui Pro viene visto da più prospettive. Ha quindi ricordato la sua casa di Maputo, che era la casa di tutti. Disadorna e povera di cose ma molto ricca di umanità. Era il punto di incontro delle cooperativiste analfabete e degli intellettuali di ogni provenienza; di frati, suore, preti e di laici; di poveri che andavano da lui a chiedere un aiuto e di operatori economici che offrivano finanziamenti per i suoi progetti; di politici e agenti sociali che si ispiravano alla sua azione. Tutti seduti intorno ad un piccolo tavolo a condividere la sua cena.

Maputo 2003, Pro con l'ambasciatore d Italia a Maputo visita la piantagione di caju

Pro aveva portato nella sua Africa la forza delle cose nuove che aveva dentro e che aveva scoperto nella prima parte della sua vita e lì aveva creato una  nuova maniera di essere chiesa che rispettava la religione naturale di quelle popolazioni, una
chiesa–famiglia, senza costruzioni sacre, senza paramenti e senza liturgie ma così, semplicemente, a  fare il proprio culto al loro Dio, sotto un albero considerato sacro, con la l’offerta di nipa (acquavite) e la farina.
Egli in questa religione naturale, fatta di riti, credenze, usi e costumi, andava scoprendo le tracce di Dio e su queste scoperte agganciava il messaggio del il Vangelo.

La prof. Anna Maria Gentili ha ricordato il suo incontro con Pro

La prof. Anna Maria Gentili ha ricordato il suo incontro con Pro nel 1980 al suo rientro in Mozambico dopo l’esilio forzato. Sono quelli gli anni più bui per Prosperino: rifugiato nella città, Maputo, senza nulla da mangiare, egli diventa funzionario dello Stato e segue i  corsi organizzati dal Centro Studi Africani per imparare come fare ricerca, come produrre progetti, come gestirli.

1989 P. Prosperino con la sua t-short… guarda verso il futuro!

Pro si trova in una città assediata, affamata, dove ci sono moltissime donne per l’emigrazione degli uomini, con un’economia dipendente dall’agricoltura e dalle rimesse degli emigranti. E allora le donne diventano produttrici, perché non basta portare la carità, bisogna gettare le fondamenta per creare il capitale umano…. e così la costante attenzione di Pro verso la formazione dei ragazzi che portò alla creazione dell’Istituto agrario superiore. <<A Maputo Pro è una leggenda – ha detto la prof. Gentili - e ti abbracciano se sanno che hai lavorato con lui>>.

Antonio Tricase, amico di P. Pro e presidente dell’Associazione Basilicata-Mozambico

Il prof. Antonio Tricase, presidente dell’Associazione Basilicata-Mozambico, sorta nella parrocchia di S. Rocco dopo la sua visita in Mozambico, ha ricordato come il punto fondamentale per Pro fosse l’istruzione, che riteneva mezzo indispensabile per uscire dalla miseria. E sostenere l’istruzione è diventato uno degli scopi principali dell’Associazione che ha la costruzione di due scuole. Un’opera che continua ancora oggi con l’aiuto ai ragazzi della discarica ai quali ha fornito i mezzi informatici necessari per la redazione di un giornale.

Antonio Tricase incontra P. Prosperino a Maputo con una delegazione

Il cappuccino mozambicano, P. Francisco Chimoio, arcivescovo di Maputo, ha ricordato che Pro è veramente vissuto da frate minore cappuccino; nella sua povera stanza egli sapeva condividere la sua fede  con tutti. E anche lui ha ricordato come la formazione fosse per lui la prima cosa per lo sviluppo <<Non si deve solo dare il pesce, - ripeteva - bisogna insegnare come pescarlo!>>, cercando di creare le condizioni per permettere a ognuno di sviluppare i propri talenti per il bene della comunità.  Ha poi concluso con l’augurio che non ci si dimentichi della sua opera.


 
Il senatore Bubbico e fra Alfredo Marchello, vicario provinciale

P. Francesco Neri, nel suo intervento ha sottolineato due aspetti fondamentali della personalità di Pro che ne hanno fatto un vero francescano: l’attenzione ai poveri e una profonda umanità, che è stata la base comune su cui si sono incontrate, intorno a Pro, persone di diverse fedi.

I Granieri, nipote e pronipote di P. Prosperino

La serata si è conclusa con la lettura della frase conclusiva della testimonianza offerta nel libro da Yussuf  Adam, musulmano, professore di sociologia all’Università di Maputo: <<Là nel suo paese in Italia i giovani dovrebbero sapere di Prosperino, delle sue scelte, delle sue avventure. Nel movimento cooperativo dovrebbe rimanere un ricordo del suo lavoro. Si celebri l’opera di Prosperino non parlando di quello che ha fatto, ma difendendo gli ideali per cui ha lottato>>. 

Rosanna Savoia