Torino, 27 novembre 2009

PRESENTAZIONE DELLA FIGURA E OPERA DI PADRE PROSPERINO GALLIPOLI
Missionario cappuccino in Mozambico, 1958-2004

 

 

Presentazione del libro:
Dalla parte degli ultimi.
Padre Prosperino in Mozambico

a cura di Enrico Luzzati, ed. Zamorani, Torino, 2009.

Il 27 novembre 2009 si è tenuta, presso la Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche e promossa dalla Facoltà e dal Centro Piemontese di Studi Africani, la presentazione del volume Dalla parte degli ultimi. Padre Prosperino in Mozambico, curato da Enrico Luzzati.
Ha presentato l’opera Anna Maria Gentili, docente presso l’Università di Bologna.
Sono intervenuti: Bruna Ingrao, docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Fr. Francesco Neri, ministro provinciale dei frati cappuccini di Puglia, e Fr. Francesco Monticchio, frate cappuccino missionario.


1997, P. Prosperino ed Enrico Luzzati aprono in Zambézia
 l’Unione nazionale dei contadini


Una delle attività a cui Enrico Luzzati stava lavorando prima di ammalarsi era la preparazione di un libro sulla vita e le opere di Padre Prosperino che era stato per lui un modello di impegno nonché grande amico.
Nell’ambito della manifestazione è stato ricordato l’amico Enrico Luzzati, docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, scomparso un anno fa.
Egli ha dedicato la sua vita di studioso ai Paesi in Via di Sviluppo, al movimento cooperativo, all’importante e sottovalutato ruolo della solidarietà in economia. Il suo lavoro si è svolto prevalentemente in Africa, anche in collaborazione con molte ONG, nella convinzione che fosse indispensabile unire ricerca e azione sul campo.


Torino, Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche

Il compianto amico ha voluto fortemente che la figura e l’opera del grande missionario cappuccino lucano, fra Prosperino Gallipoli, non si perdessero nei dimenticatoi della storia.
Con tutte le sue energie ha cercato persone che hanno vissuto col frate missionario, che lo hanno conosciuto o hanno collaborato con lui nella sua lunga giornata umana e hanno condiviso le sue ansie e le sue infinite battaglie a favore della donna e dell’uomo mozambicano per rievocarlo e raccontarlo in un libro pubblicato in due versioni: l’italiana e la portoghese.

L’opera non vuole essere una agiografia del frate, anzi, le varie testimonianze raccolte, provenienti da percorsi esistenziali molto differenti, esprimono, ognuna a modo suo, ungiudizio critico sulla vicenda umana e religiosa del frate Prosperino e sulle sue scelte evangeliche, sociali, antropologiche, economiche e politiche. Una pluralità di voci, però, che con grande stima e ammirazione evocano tutte la sua grandezza e il suo instancabile impegno per l’uomo. Quelle di P. Prosperino sono state battaglie condotte su due versanti: quello della evangelizzazione e quello dello sviluppo, vissuti da lui in tempi alterni. Alcune volte approfondendo e sviluppando il messaggio evangelico come liberazione profonda dell’uomo; altre volte dedicando la sua attenzione allo sviluppo totale dell’uomo, percorrendo le vie dell’utopia e ingaggiando battaglie contro l’ideologia dominante per modellarla a servizio della crescita dell’uomo. 

 

 

Annamaria Gentili e Bruna Ingrao

Nel suo agire le due componenti si sono fuse in un intreccio umano e cristiano, sociale ed evangelico nel tentativo di svegliare le energie più recondite dell’uomo mozambicano e renderlo capace di creare per se e per gli altri opportunità di una vita più umana. P. Prosperino, oltre all’ascolto attento delle 6.000 donne che formavano le 220 cooperative della UGC (Unione generale delle cooperative), si è lasciato circondare da moltissimi amici e collaboratori religiosi e laici provenienti da diverse estrazioni umane, intellettuali e religiose. Da tutti ha saputo “apprendere”, con tutti ha condiviso il suo pensiero e il suo operare.
La sua casa di Maputo, in via Vladimiro Lenin, era la casa di tutti. Disadorna e povera di cose ma molto ricca di umanità.Era il punto di incontro delle cooperativiste analfabete e degli intellettuali di ogni provenienza; di frati, suore, preti e di laici; di poveri che  andavano da lui a chiedere un aiuto e di operatori economici che offrivano finanziamenti per i suoi progetti; di politici e agenti sociali che si ispiravano alla sua azione. Tutti seduti intorno ad un piccolo tavolo a condividere la sua cena.

Fra Francesco Neri e fra Francesco Monticchio durante il loro intervento

E lui con la sua semplicità e povertà disarmanti, con indosso una maglietta bianca a mezze maniche, un pantalone qualunque e un paio di sandali ai piedi (che era il suo prét-a-

porter di ogni occasione: in casa, sul lavoro, in una conferenza internazionale nell’hotel Polana o in una sperduta cappellina quando la domenica celebrava l’Eucaristia) a condividere il suo difficile percorso con uno slancio ideale che trascinava tutti. 
P. Prosperino ha saputo fare sintesi di ogni spinta umana, di ogni anelito, di ogni utopia!…
Ha inaugurato la speranza in Mozambico. Per lui non c’era povertà, non c’era sottosviluppo da cui non si potesse uscire.
“Lavorando ci liberiamo, lavorando ci formiamo!” Questa era una delle sue forze ispiratrici dal punto di vista operativo. L’altra sorgente l’aveva in se stesso, nel suo essere frate cappuccino e sacerdote, innamorato dell’uomo, immagine e somiglianza di Dio. Ripeteva spesso: <<Com’è bello impegnarsi in questa lotta contro la povertà!>>
Queste idealità hanno affascinato chiunque lo abbia avvicinato, suscitando nei suoi confronti  un’irresistibile stima.

Fra Francesco Monticchio