G I O R N A T A  
        P E R    L A    B E L  L E Z Z A 
        
      Il dott. Vito  Lomuscio ha condotto nella nostra parrocchia l’evento della <Giornata per la  bellezza> in occasione della   riconsegna della tela restaurata, raffigurante l’Immacolata Concezione.  Ha aperto l’evento con un monologo leggendo una sua Lettera a  Dio 
      Caro Dio,  
        da troppo tempo non Ti parlavo, da troppo tempo non Ti  ascoltavo. 
        Sino a non molto tempo fa ero davvero tanto  preoccupato, forse disilluso. 
        Nell’ultimo periodo, infatti, avvertivo intorno a me  tanta confusione: quelli che sarebbero i valori e i principi guida di ciascun  uomo vengono sistematicamente calpestati e relegati in un angolino ben  nascosto: che forse a vederli ci si può anche vergognare; penso alla buona  educazione, al rispetto dell’altro, specie quando è molto diverso da noi, e  soprattutto quando il diverso è tra noi; mi verrebbe da pensare alla totale  assenza di spirito di tolleranza: a tutti i livelli; infatti credo che certe  considerazioni sui tempi e sui modi di oggi non si debbano fare sempre  guardando “gli intoccabili”, “le caste”, (tv, politica, chiesa, cultura) e  additandoli a causa dei nostri mali: no, dobbiamo anche noi riconoscere la  nostra parte di responsabilità: non è così automatico pensare che a causa del  mancato buon esempio di chi istituzionalmente dovrebbe darlo, tutti noi si  venga in un certo senso corrotti nel nostro modo di vivere! Mi sembra una  giustificazione sin troppo comoda! No, se siamo in grado di accorgerci che ciò  cui assistiamo sono atteggiamenti sbagliati, che ciò che vediamo sono  comportamenti indegni, allora in qualità di esseri pensanti dovremmo quantomeno  evitare di imitarli; e invece cosa accade: anche noi spesso puntiamo  sull’aggressività delle parole per prevalere sull’altro non badando ai contenuti  delle rispettive posizioni; puntiamo tutto sull’esteriorità, sulle apparenze,  sull’omologazione, per autoderminarci, prigionieri di quelle che non sono più  regole sociali, ma sono dicktat imposti dall’alto! 
        Dicevo: ero molto preoccupato. 
        
      Stavo rileggendo le prime pagine della Genesi, quel  meraviglioso poetico racconto della creazione di tutte le cose: e ho pensato  che forse giunti al sesto giorno, la creazione dell’uomo, qualcosa  probabilmente è andata storta (perdonami, non vuole essere una critica). 
        Il quinto giorno cominciasTi a popolare la terra:  nacquero allora i pesci che brulicano nei mari e gli uccelli che solcano il  cielo. E fu, come le altre, cosa buona. 
        All’inizio del sesto giorno, sono convinto, eri già  molto stanco (e ne avevi tutto il diritto!): ma lo sappiamo sei un  perfezionista e quindi hai voluto ultimare il lavoro prima di riposarTi: hai  creato gli animali che popolano la terra: splendidi, bellissimi! 
      Ma al termine di quest’ultima fatica, nonostante fossi  stremato, con un ultimo guizzo del Tuo infinito amore hai creato l’uomo e la  donna ponendoli a capo di tutto il Creato. Li hai plasmati a tua immagine e  somiglianza!!   
        
      Ed  è a questo punto che ho cominciato a tentennare, a non capire: come possiamo  essere ad immagine e somiglianza di Dio quando Lui ha creato il mondo avendo  come obiettivo la volontà di fare le cose per bene, funzionali, utili, belle,  regolando tutto nei minimi particolari, mentre noi, indistintamente,  contribuiamo con la nostra pochezza, con le nostre miserie, con le nostre  bassezze a minarne le fondamenta; non solo disgreghiamo l’ambiente in cui  viviamo, ma addirittura per egoismo, intolleranza, ignoranza calpestiamo il  nostro fratello mirando esclusivamente al nostro personale benessere, se tale  può chiamarsi; come può l’uomo essere ad immagine e somiglianza di Dio, quel  Dio artista meraviglioso la cui infinità bontà ha creato tutto (e poteva anche  non farlo), se poi adotta un comportamento che procede nella direzione  esattamente contraria a quella indicata dal Padre. Dov’è l’anello mancante? 
        Penso  di averlo intuito. Si trova negli occhi della Madonna, nella bellezza di Maria.  
        L’Arcangelo  Gabriele, messaggero di Dio, ha detto ad una povera fanciulla spaurita che il  Signore, nientemeno che Dio in persona, guardando nel suo cuore l’ha trovata  talmente pura, talmente bella da affidarLe un compito disumano: portare in  grembo il Suo figlio, il figlio di Dio; roba da far tremare i polsi!!!  
        Maria  Gli ha detto di si! Ha scelto di accettare, ha esercitato il suo libero  arbitrio: effettivamente poteva anche rispondere di no: mio Signore, Tu nella  Tua infinita sapienza hai visto in me una grazia che evidentemente non sento di  avere, perciò Ti ringrazio, mi dispiace, ma non posso accettare (chissà come  sarebbe andata a finire!!): poteva farlo!!! 
        
      Ma  evidentemente, in quel momento, ha prevalso in Lei la fiducia nel Padre:  rispose all’Arcangelo «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello  che hai detto». 
        Ha  scelto di seguire la strada del Bene: non ha avuto ripensamenti; sentiva che la  proposta fattaLe da Dio, sommo Bene, non poteva che essere “cosa buona”. 
        Caro  Dio, adesso ho capito perché tutti, me compreso, siamo a Tua immagine e  somiglianza: come hai fatto Tu, come ha fatto Maria, anche noi possiamo scegliere;  possiamo scegliere di seguire sia pure con i nostri limiti, con la limitatezza  delle nostre idee, delle nostre visioni, commettendo errori, l’esempio del Tuo  incredibile cammino lungo il sentiero del bene! 
        Certo  non è semplice capire quale sia la strada che porta al Bene: non ci sono  indicazioni, non ci sono insegne. 
        
      Tuttavia  riprendendo un pensiero espresso recentemente dal Santo Padre (lettera agli  artisti) forse un suggerimento lo troviamo; il Papa dice: «nel rilevare che  quanto aveva creato era cosa buona, Dio vide che era anche cosa bella…La  bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la  condizione metafisica della bellezza», la bellezza di fronte alla quale l’animo  umano avverte una certa nobile elevazione al di sopra della semplice  predisposizione al piacere sensibile. 
        E’  chiaro, quindi, che la bellezza cui si deve propendere per trovare i percorsi  del Bene non è quella che scatena assalti tempestosi ed inebrianti (una tale  bellezza suscita facilmente nausea), ma una bellezza che si insinua lentamente,  che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova  davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel  nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di  lacrime. 
        
      Caro  Dio, scusami se ho dubitato, ma soprattutto dammi il coraggio di scegliere per  il meglio.  
        Di  scegliere la Bellezza. 
        In  attesa di un Tuo gentile riscontro, porgo distinti saluti.  
    Vito  Lomuscio     |